Maurizio Giammarco
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L’eccellente esito di questo cd Red sembra testimoniare che altrettanto intensa fu per Art l’esperienza di incidere con i tre italiani nel corso di un unico, e freddo pomeriggio tardo-autunnale
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Massimo Cazzuffi, JazzNotice
«“È il 26 novembre 1996 – dice Maurizio Giammarco nelle note a questo cd Red – quando insieme al fido Piero (Leveratto) scambiamo le prime note con… un autentico genio del pianoforte. Art (Lande) sforna soluzioni sorprendenti sotto ogni profilo, melodico armonico e ritmico. Mi sono chiesto in seguito – continua Giammarco – se la creatività di Art abbia a che fare con l’aria tersa e mutevole del Colorado, il posto jazzisticamente improbabile dove egli vive”. Fatto è che qui in Love Ballads Art appare ben diverso da quello austero – ma non freddo! – che ascoltiamo in classici ECM come Shift in the Wind di Gary Peacock: nella session con Giammarco, Leveratto e Gatto il suo pianismo perde le inflessioni dotte e colte ma anche quella sonorità ariosa e tersa, appunto da cieli e terre del nord, espressa ad ampi accordi; acquista invece una pronuncia a larghi tratti bluesy e anche una sonorità corposa e greve – non pesante! – espressa anche grazie alla qualità della registrazione Red. Tutte le versioni degli standard proposti – rappresentativi della ricerca “su una specie di linea neo-romantica” che Giammarco svolgeva in quel periodo – sono degne di nota. C’è una corrente elettrica sottile – ma ben avvertibile – che accelera le pulsazioni o percezioni e ti fa vivere un’ora in un attimo. “Lampi e schegge” si direbbe con Eraclito dei due original di Art Lande: This Love of Mine è un delicato piano solo che rilascia la tensione ribollente di What ls… Invece French Love, introdotta dal carillon Sur le pont d’Avignon, ha una melodia con inattesi echi da Ciaikovsky o Brahms: come mood ricorda infatti la versione di un celebre tema sinfonico di quest’ultimo. I Love You, di Cole Porter, attacca con un basso ostinato che porta avanti un infuocato ritmo ‘samber’, con le classiche figure discendenti, e sfuma su inattese percussioni di piano e sax, tra John Cage le steel band antillesi. Stella by Starlight evidentemente spinge i gruppi che la interpretano a performance tese e avventurose. The Man I Love, che apre il cd Red, è la traccia più tradizionale: dalle prime battute farebbe presagire una raccolta dei soliti standard, e invece prende corpo a ogni giro armonico. The End of a Love Affair, in chiusura, è la più irriverente: il sax pronuncia straight la melodia, mentre la ritmica fa ‘giochi di teatro’, aprendo siparietti free o ragtime. “Preparati a vivere una delle esperienze musicali più intense della tua carriera”, disse a Maurizio l’amico batterista Ron Vincent quando seppe che il Nostro aveva organizzato qualche serata musicale con Art Lande. Era quella del 28 novembre 1996, due giorni appena dopo il loro incontro».
Massimo Cazzuffi, JazzNotice