Jerry Bergonzi

Jerry Bergonzi

Questo ragazzo è la “tower of power”. Il suo tono potente e penetrante e il suo flusso torrenziale di note lo rendono davvero una voce autorevole. Le sue improvvisazioni appassionate si fanno notare sia per la forte coerenza in ogni registro che nello sviluppo armonico.
Bill Milkowski, JazzTimes

«Bergonzi è un solista dotato di grande senso pratico, un umile e perfetto edificatore di improvvisazioni. Non è un caso che sia stato catturato dalla un etichetta Blue Note-ish come la Red Records. Bergonzi si cimenta con esecuzioni dinamiche e muscolari allo stesso tempo, affrontando i tempi veloci con una ferrea preparazione tecnica. Il segno coltraniano sbiadisce di fronte alla calda passionalità e all’irrequieta costruzione degli assoli, che a tratti toccano punte di stimolante concitazione. (…). Insomma, se proprio si vuol insistere sull’eredità costantana, bisogna anche precisare che questa è davvero l’argenteria di famiglia».
Giuseppe Piacentino, Musica Jazz

«Musicista per musicisti, per troppo tempo considerato un epigono di Coltrane, Bergonzi è invece un continuatore della tradizione sassofonista del jazz e se negli anni ’50 i musicisti sintetizzavano le lezioni di Hawkins e Young, oggi è logico e naturale riunire Rollins, Coltrane e magari Joe Henderson, creando una nuova frontiera linguistica. Basta ascoltare il bellissimo brano Tilt per rendersi conto della sua profondità di linguaggio e ispirazione: a un tema allusivo, notturno, che ricorda l’atmosfera del celebre Blue Seven di Rollins, fa seguito il crescendo drammatico della coerentissima improvvisazione sopra un tempo sospeso, vagamente afro, che richiama l’intensità coltraniana e scala una certa obliquità del fraseggio alla Henderson». Tilt
Maurizio Franco, Musica Jazz

Jerry Bergonzi

Questo ragazzo è la “tower of power”. Il suo tono potente e penetrante e il suo flusso torrenziale di note lo rendono davvero una voce autorevole. Le sue improvvisazioni appassionate si fanno notare sia per la forte coerenza in ogni registro che nello sviluppo armonico.
Bill Milkowski, JazzTimes

As sideman

«Bergonzi è un solista dotato di grande senso pratico, un umile e perfetto edificatore di improvvisazioni. Non è un caso che sia stato catturato dalla un etichetta Blue Note-ish come la Red Records. Bergonzi si cimenta con esecuzioni dinamiche e muscolari allo stesso tempo, affrontando i tempi veloci con una ferrea preparazione tecnica. Il segno coltraniano sbiadisce di fronte alla calda passionalità e all’irrequieta costruzione degli assoli, che a tratti toccano punte di stimolante concitazione. (…). Insomma, se proprio si vuol insistere sull’eredità costantana, bisogna anche precisare che questa è davvero l’argenteria di famiglia».
Giuseppe Piacentino, Musica Jazz

«Musicista per musicisti, per troppo tempo considerato un epigono di Coltrane, Bergonzi è invece un continuatore della tradizione sassofonista del jazz e se negli anni ’50 i musicisti sintetizzavano le lezioni di Hawkins e Young, oggi è logico e naturale riunire Rollins, Coltrane e magari Joe Henderson, creando una nuova frontiera linguistica. Basta ascoltare il bellissimo brano Tilt per rendersi conto della sua profondità di linguaggio e ispirazione: a un tema allusivo, notturno, che ricorda l’atmosfera del celebre Blue Seven di Rollins, fa seguito il crescendo drammatico della coerentissima improvvisazione sopra un tempo sospeso, vagamente afro, che richiama l’intensità coltraniana e scala una certa obliquità del fraseggio alla Henderson». Tilt
Maurizio Franco, Musica Jazz